Riccardo Riccò avrebbe riferito al primo medico che lo ha preso in cura dopo il malore, domenica all'Ospedale di Pavullo, di essersi fatto un'autoemotrasfusione utilizzando proprio sangue conservato in frigorifero...
Ecco cosa riferisce un esperto in materia circa questa pratica che nel ciclismo comunque non é nuova:
«Farsi da soli, a casa, un'autotrasfusione, oltre che vietato dalla legge, è un atto di una pericolosità micidiale, da suicidi. Soprattutto se si tratta di sangue malconservato, ad esempio in un frigorifero domestico». Parola di Claudio Velati, presidente nazionale della Società italiana medicina trasfusionale e immunoematologia (Simti). «In ambito sportivo - spiega Velati - il vantaggio dell'autotrasfusione sta nel fatto che, accantonando per un determinato periodo (circa 3 settimane) il proprio sangue, per poi reiniettarselo, si ha un aumento del numero dei globuli rossi che trasportano ossigeno nel sangue. E questo - aggiunge l'esperto - facilita la sopportazione dello sforzo fisico. E il ciclismo è uno degli sport più duri». L'autotrasfusione in medicina è però una pratica che nulla ha a che fare con il doping. «Viene effettuata - spiega Velati - soprattutto su quei pazienti che devono sottoporsi a un intervento chirurgico e che potrebbero avere bisogno di sangue, senza la necessità di ricorrere al plasma di un donatore. L'episodio del ciclista è invece - sottolinea - un chiaro esempio dell'uso distorto di questa pratica, che va eseguita solo da personale sanitario qualificato e nei Centri trasfusionali». I rischi del 'fai da te', come dimostra anche il caso Riccò, sono infatti altissimi. «La reinfusione ad esempio - spiega il presidente nazionale della Simti - è un'operazione che va fatta in ambiente sterile, con dispositivi di filtro 'ad hoc'. Questo per scongiurare la coaugalazione intravascolare che può essere micidiale, può anche uccidere». Ma anche il prelievo e la conservazione del plasma sono operazioni delicatissime. «A riguardo - sottolinea Velati - c'è una normativa europea rigorosa e molto dettagliata, e i servizi trasfusionali sono gli unici Centri autorizzati ad eseguire questa pratica». Tante, infatti, le accortezze da seguire. «Ad esempio, quando si preleva il sangue - spiega Velati - bisogna fare campo sterile sul braccio». E anche la conservazione deve essere fatta seguendo i protocolli. «Il sangue va conservato a 4 gradi con un'oscillazione massima di due. Quindi, tenerlo nel frigo di casa, dove ogni volta che si apre entrano 20 gradi, è una pazzia». Tanti i rischi per la salute. «Nel plasma mal conservato i globuli rossi si possono 'rompere'. E questo - conclude l'esperto - può recare gravi danni ai tessuti e agli organi, anche a livello renale».
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